Guido Casciaro, Paesaggio

Autore:CASCIARO GUIDO

N. - M. :Napoli, 1900 - 1963

Tecnica:Olio su tavola

Misure:29 x 37 cm

Anno:1943

Classificazione: Paesaggi, Figurativi, Oli, Classici

Note Critico - Biografiche

Casciaro Guido

Napoli, 1900 – 1963

 

Paesaggio

Foto del dipinto di Casciaro Guido (1900-1963) raffigurante un paesaggio di campagna, in primavera, olio su tavoletta 29x37 cm del 1943, anno fascista XXI
Casciaro Guido, Paesaggio, olio su tavola 29×37 cm del 1943

 

Foto del dipinto incorniciato di Casciaro Guido (1900-1963) raffigurante un paesaggio di campagna, in primavera, olio su tavoletta 29x37 cm del 1943, anno fascista XXI
Casciaro Guido, il Paesaggio incorniciato

 

 

L’opera di Casciaro Guido è firmata e datata 1943 (con indicazione dell’anno fascista in romano) “Guido Casciaro, a. XXI” in basso a destra.

A tergo della tavoletta, firma, titolo e dedica “All’amico Farici, con affetto Guido Casciaro. Napoli 31 maggio 1945”:

 

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Casciaro Guido

Casciaro Guido, nato a Napoli nel luglio del 1900 dal geniale pastellista Giuseppe, fin dall’infanzia rivelò la sua precoce inclinazione all’arte; e se nelle opere giovanili è ancora visibile l’influenza degli insegnamenti paterni, a partire dalla metà degli anni venti egli se ne discostò, cercando un linguaggio autonomo. Casciaro Guido infatti, pur mantenendo vivi i legami con la tradizione pittorica partenopea di cui sono prova i dipinti di grande formato che si pongono nelle solida linea pittorica del Seicento con ricchi impasti e luci penetranti e pur risentendo l’influenza della scuola di Portici e negli anni della maturità di pittori come Antonio Mancini e Michele Cammarano, seppe approfondire gli esiti della pittura post-impressionista e in particolare quella di Paul Cezanne e Claude Monet. Ben presto egli iniziò ad esporre in tutta Italia, partecipando a numerose edizioni delle Biennali veneziane (dal 1934 al 1948) e alle Quadriennali romane (dal 1931 al 1943) nonché a numerose mostre organizzate con il Gruppo Flegreo che egli stesso fondò nel 1927 insieme ad altri artisti (Leon Giuseppe Buono, Giovanni Brancaccio, Vincenzo Ciardo, Francesco Galante, Vincenzo Irolli, Biagio Mercadante, Luca Postiglione, Gennaro Villani, Eugenio Viti ed altri ancora; tra i soci onorari Vincenzo Gemito, Antonio Mancini, Achille D’Orsi e Lionello Balestrieri) e il cui testo di lancio redatto dallo stesso Guido sottolineava tra le finalità del gruppo quella di “…fiancheggiare tutto ciò che di buono voglia farsi in favore dell’arte napoletana”. Durante gli anni Trenta prese parte alle importanti mostre d’arte italiana all’estero (Praga, Varsavia 1934 – Cracovia, Sofia, Bucarest e Bruxelles 1935 – Varsavia, Helsinki, Knaus, Riga, Tallin e San Paolo del Brasile 1937 – Tokio e Rio de Janeiro). Espose anche a tutte le Sindacali della Campania, facendo in alcune parte della giuria nonché alle tre Intersindacali di Firenze, Napoli e Milano. Dal 1945 continuò la sua attività espositiva in ambito nazionale e fu anima operativa e generosa del Gruppo del Vomero. “Scelse soggetti antidecorativi per eccellenza: scene urbane, fabbricati e strade in costruzione, cantieri, baracche, indagando gli aspetti meno oleografici della città e raggiungendo con pennellate rapide e vibranti esiti espressionistici. Paesaggi moderni per soggetto e materia pittorica, documenti preziosi di una città che rapidamente mutava in ordine alle nuove esigenze di espansione. Dal 1932 cominciò anche a dedicarsi alla figura, interpretata in chiave monumentale e novecentista. … degne di nota le sontuose nature morte dai colori densi e brillanti non immemori della lezione della tradizione napoletana del ‘600.

Mariantonietta Picone Petrusa
(fonte: Vincent Galleria)

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Casciaro Guido

Casciaro Guido, allievo del padre Giuseppe, esordisce nel 1920 all’Esposizione d’Arte Giovanile di Napoli e alla I Biennale di Roma, svolgendo da allora un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero, partecipando a sei edizioni delle Biennali veneziane tra il 1934 e il 1948, a tutte le mostre del Sindacato fascista, nonché alle Quadriennali romane. Inizia la sua attività come paesista, indagando gli aspetti meno oleografici della città, con pennellate rapide e vibranti che gli permettono di raggiungere esiti espressionistici e antigraziosi, non immemori, poi, della lezione di un De Pisis o di un Crisconio. Oltre ai paesaggi, moderni per taglio e tavolozza, sono da ricordare anche le sontuose nature morte, dai colori densi e brillanti.

Novecento Italiano 1998/1999 De Agostini

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Casciaro Guido

Casciaro Guido. Se la prima fase di attività risente degli insegnamenti paterni in direzione del paesaggio, come confermano le opere presentate alla Promotrice del 1920, entrambe vedute dell’isola di Capri, Casciaro Guido trova una autonoma ricerca nella scelta di essenziali ambientazioni cittadine, realizzate prevalentemente ad olio. Attraverso numerose partecipazioni a Esposizioni (Cassese in Picone Petrusa 2005), la prima personale è del 1924, si avvicina alla poetica antilirica di Crisconio (Ricci 1953) e alla spazialità metafisica di De Pisis. Il bisogno di rinnovamento lo porta ad essere tra i fondatori del Gruppo Flegreo con cui gli artisti napoletani cercano di collegarsi al fermento dei grandi movimenti europei. Numerose vedute urbane, assieme a quelle della periferia della città, sono riprese dalla casa di famiglia di via Luca Giordano, luogo simbolo e crocevia di appassionate discussioni sulle trasformazioni in atto. Con vedute della città di impronta espressionista partecipa alle Biennali del ’34 e ’36. La stessa accentuazione cromatica ed estrema nitidezza del segno saranno utilizzate per il dipinto Ritratto di mia moglie presentato alla XXI Biennale del 1938 nella sala 6 della Sezione in concorso dedicata alle Pitture di Ritratti e Paesaggi. Nell’opera, a cui non sembra estranea la ricerca post-impressionista di Cézanne e l’uso del colore che modella plasticamente le forme, il pittore si dedica allo studio della figura con composizioni di grande intensità: Donne al sole (’40), Giovina in terrazza (’41), La sposa (’42) . Nel corso degli anni Quaranta intensifica la produzione di nature morte di ispirazione barocca in cui abbina allo studio delle fonti di luce riflesse sugli oggetti, quello dei piani di profondità. Come già adoperato per i ritratti, vere e proprie quinte teatrali fanno da sfondo scenografico che esalta nei contenuti l’oggetto in primo piano: Ricci di mare con veduta (’40) con un brano del golfo di Napoli sullo sfondo, presentato alla XXII Biennale o Natura morta (’45) con un vassoio poggiato su una sedia da cui si intravedono elementi di arredo. Dagli anni Quaranta insegna Decorazione pittorica all’Istituto d’Arte Palizzi e continua l’intensa partecipazione a collettive, in forte affinità speculativa con gli Artisti Vomeresi (Chiancone, Striccoli, Verdecchia, Girosi, Giordano, Biondi e altri). La prima retrospettiva del 1964, al Circolo Artistico Politecnico, è a cura di Carlo Verdecchia.

Maria Tamajo Contarini
(da 9centoNapoli 1910-1980 per un museo in progress. Electa Napoli)

 

 

 

 

Marciano Arte, galleria d’arte e cornici, Napoli

Salvatore Marciano

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