Vincenzo Migliaro, Popolana

Autore:MIGLIARO VINCENZO

N. - M. :Napoli, 1858 - 1938

Tecnica:Olio su cartone

Misure:33 x 27 cm

Anno:VENDUTO

Classificazione:

Note Critico - Biografiche

Vincenzo Migliaro  

Napoli, 1858 — 1938.

 

Popolana 

Foto del dipinto del pittore napoletano Vincenzo Migliaro (1858-1938), olio su cartone 33x27 cm raffigurante una popolana
olio su cartone 33×27 cm

 

Vincenzo Migliaro

La posizione artistica di Vincenzo Migliaro (1858-1938) si rivela, fin dagli inizi, avulsa dal substrato tematico e interpretativo comune all’ambiente accademico del tempo di Palizzi e di Morelli. Egli imboccò d’istinto la sua via e non l’abbandonò mai, ponendosi in un ambito di personale caratteristica autonomia. I segreti della tecnica pittorica preferì apprenderli dai maestri del Rinascimento e più ancora dai vigorosi seicentisti napoletani: perciò le mode, le scuole, le varie tendenze non sfiorarono il suo spirito, né lo sedussero la mitologia, la Bibbia, la storia, e nemmeno lo attrasse Parigi, che pur seppe allettare Palizzi, Morelli, Gemito, Mancini, Altamura, De Nittis, Dalbono. Troppo egli amava la sua Napoli, fonte continua di ispirazione nelle sue strade popolose, nei fondaci oscuri, nei vetusti monumenti, nella gaiezza festosa e tragica; allegra e torturata, fervida e mutevole, patetica. Diversamente da Dalbono (che vedeva Napoli in un sogno di colorazione ideale, in una trasfigurazione di realtà sublimata), Vincenzo Migliaro volle cercarne il fascino schietto, la fisionomia vera, in una icastica bellezza che trascendesse il verismo locale, universalizzandosi. La donna napoletana: nessun artista l’ha così amorosamente rappresentata come Migliaro, il quale ha addirittura creato il tipo della donna bruna, pallida, dalla bocca ardente e carnosa accarezzata agli angoli da una lieve peluria perturbatrice e dallo sguardo di velluto sotto folte sopracciglia. C’è poi un altro aspetto preminente della pittura migliariana, ed è il paesaggio. Supremamente indicativi sono in proposito i quattordici Studi di Capri: si direbbe che Migliaro, uscito dagli interni, dai vicoli e dagli angiporti, e posto sotto il sole al cospetto di una natura così radiosa e violenta, abbia attinto l’estremo delle sue possibilità, cimentandosi al gioco dei riflessi della luce sulle rocce e nell’acqua. Col tempo Vincenzo Migliaro era giunto a un processo semplificatore della tavolozza, articolando in alcuni toni basilari il magistero di opere superbamente realizzate, che testimoniano soprattutto l’amore dell’artista per la sua città, della quale scrisse: «Nessuno può amare più di me questa strana e divina cosa che è Napoli».

AA.VV. “Mercato della Pittura Napoletana” Cin. Ed. del 1978

 

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Marciano Arte, galleria d’arte e cornici, Napoli

Salvatore Marciano

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