Autore:IRACE MARIO
N. - M. :Napoli, 1951
Tecnica:Olio su tela
Misure:45 x 30 cm
Anno:VENDUTO
Classificazione:
Dopo aver interrotto gli studi presso il Liceo Artistico Mario Irace si dedica alla pittura en plein air.
La pittura di Mario Irace è spontaneità, poesia, orchestrazione di colori, impasto di luce, equilibrio tra forme e spazi; è rappresentazione non scenografica ma omaggio alla natura stessa, perché l’artista mette nella stesura pittorica, dalla gamma svariatissima, delle marine e dei paesaggi, oltre alla sapiente tecnica, tanto amore.
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Sono almeno due le motivazioni che mi inducono a scrivere queste righe su Mario Irace e sulla sua pittura, entrambe di carattere emozionale. Nei dipinti delle luminose e calde rappresentazioni dei luoghi campani non è difficile per me rinvenire echi della pittura di mio padre Luigi, scomparso anni fa, del quale la critica ha benevolmente riscoperto il valore. Echi in cui ritrovo l’affetto e la stima che il mio papà nutriva per il giovane pittore, pur non essendone stato il maestro. Accanto a questa affettività da me ereditata, c’è la stima personale per un artista che esalta incessantemente col suo linguaggio verista il paesaggio napoletano e campano, portandone l’immagine in Italia e all’estero. Un messaggio della semplice grandiosità di un ambiente naturale del tutto speciale, che Irace ritrae in una dimensione atemporale e che si colloca nella scia della tradizione della pittura napoletana di paesaggio, quella che nata dal vedutismo settecentesco si espresse nella scuola di Posillipo. Dotato di indubbio talento naturale, Irace si è voluto subito confrontare col paesaggio “en plein air”, subendone il fascino, dominandolo successivamente con una tecnica che non lascia spazio ad incertezze e ad interpretazioni.
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Mario Irace la sua arte la vive da innamorato. Sensibile e affascinato dal mondo che lo circonda. egli lo “racconta” alla gente come solo un artista dalla tecnica raffinata e impegnato in una continua appassionata ricerca può fare. Nei suoi quadri c’è tutta la “sua” Napoli, con il calore e gli umori che la caratterizzano. C’è la trasposizione solare dei paesaggi della costiera. S’intravedono gli stupori e la struggente magia di una pittura che entra negli anfratti rocciosi e li irradia di luce. E poi questi cieli tersi, le trasparenze del mare, i riverberi che esso promana. Queste barche e questa… umanità che, seppur non proposta spesso fisicamente, fa avvertire forte la sua presenza, dice della sua storia, ritesse le tele dei pescatori e i riempie di respiri le case della costa, le strade di una città da palcoscenico, con vicoli e piazze che pulsano di vita, i suoi giardini in fiore e ricchi di splendidi colori. Una pittura, quella di Mario Irace, che ha una propria impronta, che colpisce per la dolcezza dei pigmenti e la serenità dei luoghi che ritrae. Ed è così che le sue opere diventano “racconti”, che acquisiscono un’anima e si colmano di significato, in un panorama pittorico in cui si è conquistato meritatamente un posto, con infaticabile impegno e dedizione. Un traguardo che, riteniamo, gli sia dovuto e che di certo “apre” a importanti traguardi futuri.
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Non è difficile presentare alla esigente clientela dell’ARS Italica un altro giovane pittore partenopeo che non è azzardato affermare che quasi quasi è nato con il pennello tra le dita. Mario Irace infatti è nato a Napoli agli albori del 1951 e già nel 1972, dopo i primi passi nel mondo dell’arte, ottiene a La Spezia e a Carrara i primi prestigiosi riconoscimenti della sua luminosa carriera. I giudizi di eminenti critici tra cui primeggia “l’imprimatur” del mai troppo compianto Alfredo Schettini, pongono il giovane ma bravissimo pittore Mario Irace, nel novero dei grandi artisti che da sempre, quasi per un privilegio divino, diffondono nel mondo intero le bellezze del nostro meridione immortalandole nelle loro stupende tele.
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Mario Irace è venuto alla ribalta nell’ultimo periodo con una veemenza volitiva che denota una celata forza di volontà, tanto da assurgere in breve tempo tra i nomi più illustri dei pittori partenopei. Egli che ama la natura come io interiore, le rende omaggio, con i suoi lavori ricchi di stupende gamme coloristiche che vanno dalle marine ai paesaggi scevri di effusioni, ma pieni di una propria suggestione poetica che scaturisce da una emozione visiva e spirituale. L’Irace con le sue opere si presenta al pubblico umile e semplice ma forte della sua possanza pittorica.
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La pittura di Mario Irace mi porta con la memoria al tempo della mia giovinezza quando nell’opera ammiravo la perfezione del disegno, la luce, la suggestiva armonia dei colori, la prospettiva aerea, il sentimento, tutte qualità che riscontro nella pittura di Irace e rivelano il suo amore profondo per tutto ciò che è manifestazione del bello nell’arte.
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Mario Irace è un giovane pittore nel senso vero che farà molta strada nell’impervio cammino dell’arte. Ne sono sicuro basta che si spogli da certi consigli… che lavori, lavori, lavori, la meta sarà sua gliela auguro fraternamente.
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Indovinate tonalità, tanta Napoli nel cuore, gioia di vivere e la giusta luminosità aiutano ad apprezzare la tavolozza del giovane Mario Irace, la sua arte nel solco di una tradizione che lo conforta ad impareggiabili maestri del colore.
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Mario Irace è bene affermato perché nel caos estetico contemporaneo dove nell’inflazione delle tendenze e nella esasperata interpretazione di un modernismo che spesso tocca il più esasperante arbitrio ed, a volte, assume i più torbidi aspetti degenerativi; è confortevole trovare un artista che si estranea dal torbido coro di queste tendenze per fare dell’arte figurativa l’espressione sincera della propria sensibilità in piena aderenza col senso interpretativo del proprio mondo interiore dove vibra realmente il valore intrinseco della propria personalità.
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Gli spazi umanizzati ai quali Mario Irace perviene attraverso il filtro di pensieri, emozioni, sentimenti, prima che del suo contenuto di un racconto elaborato attraverso la selezione delle immagini esterne, aprono la finestra sul paesaggio di un’esistenza orientata senza remissione da eventi coartanti. E nel dolore si emancipa una profonda umanità che si evidenzia in piena luce. L’atto vitale, il tempo di tutti, i luoghi, gli avvenimenti pur confondendo passi recenti ed orme antiche, pur comprendendo con velo pietoso del rimpianto e della nostalgia le immagini, completano, chiarificano un discorso altrimenti fatto di accenni, di pudore orgoglioso, di reazioni confuse, di profonda consapevolezza che l’autentica dimensione umana si precisa nel sacrificio e nel generoso contributo per realizzare i sogni altri…