Angelo Casciello, Studio per scultura

Autore:CASCIELLO ANGELO

N. - M. :Scafati, 1957

Tecnica:Tecnica mista su cartoncino applicato su tavola

Misure:100 x 70 cm

Anno:1983

Classificazione: Moderni, Astratti, Altre Tecniche

Note Critico - Biografiche

ANGELO CASCIELLO

Scafati, 1957

 

Studio per scultura

dipinto del pittore angelo casciello studio
Angelo Casciello, senza titolo, tecnica mista su cartoncino applicata su tavola, 100×70 cm del 1983

 

Angelo Casciello nasce a Scafati (Salerno) il 19 settembre 1957; frequenta l’Istituto d’Arte di Torre del Greco quale allievo di Renato Barisani, successivamente l’Accademia di Belle Arti di Napoli, ove studia pittura con Domenico Spinosa. Sin da ragazzo manifesta un attenzione per il disegno, pratica della quale si serve per rappresentare figure che lo circondano: espressività preoccupate e malinconiche, mani callose e visi corrucciati sono i dati espressivi che cifrano questi primi fogli. La prima fase di formazione segnala una ricerca figurativa in cui l’artista appena ventenne, è attento a corpi e figure che invadono lo spazio del foglio: saranno poi gli stessi volumi prodotti nei grandi murales (1975), dal segno espressionista, filtrato attraverso le esperienze muraliste di Siqueiros e Orozco. La ricerca di Angelo Casciello continua spaziando tra pittura e scultura, recuperando elementi di memoria presi in prestito dal bacino della cultura mediterranea: si afferma, inizialmente, lavorando come scultore che esibisce nello spazio totem fatti di materiali tratti dall’ambiente rurale, creando degli assemblaggi di materiali e utensili (1977-1978). Il 1977 è anche l’anno della sua prima personale al Centro Sud Art di Scafati, alla quale segue nel 1979 quella alla Galleria Lucio Amelio di Napoli. Gli inizi degli anni Ottanta segnano il passaggio dalla storia (intesa quale descrizione dell’uomo e della sua terra), alla preistoria (riflessione sulle origini e sulla dimensione archetipica mediterranea), si inoltra nel recupero di un segno antropologico elaborando opere di notevole fascino pittorico. La prima metà del decennio Ottanta vede l’affermazione di una fase segnica, in cui l’artista crea simulacri, totem improntati da una cifra primitiva. Cromatismi scarni ed essenziali, permeati di vibrazioni profonde percorrono la tela e i piani scultorei in legno e carta, dove lo sguardo si posa e ritrova infine, la sua forza originaria: sono opere che hanno un fondo pagano e che riecheggiano i misteri trovati nelle rovine di Ercolano e di Pompei. Sono anche gli anni dell’esperienza dell’officina di Scafati, così come definita da Massimo Bignardi, che lo propone in gruppo con Luigi Vollaro, Franco Cipriano, Luigi Pagano, Gerardo Vangone e Angelo Casciello: artisti accomunati dalla volontà di tessere le fila di un comune tessuto antropologico. Nel 1985 presenta le sue opere all’Istituto di Cultura Italiano di Zagabria e l’anno successivo espone, con Gadaleta e Russi, alla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Arezzo. Nel 1986 è invitato alla XI Quadriennale d’Arte di Roma ed alla XLII Biennale di Venezia; in questo stesso anno lavora alla ideazione e alla realizzazione  di interventi scultorei e ambientali, tradotti anni dopo in ferro che, nel decennio Novanta, diventa il suo nuovo medium operativo. Il suo lavoro sembra evolvere verso una destinazione fortemente sociale: tra questi si segnalano gli interventi e le installazioni per la Piazza di Sant’Antonio a Civitella d’Agliano (1986, con Silvio Wolf e Annamaria Santolini), l’opera Il luogo del Minotauro, installazione temporanea realizzata nel Palazzo del C.& A. a Marsiglia (1988), il progetto per un Planetario (1988, Mostra d’Oltremare di Napoli, insieme agli architetti G. Squillante e G. De Luca, con sculture di Renato Barisani e Annibale Oste), l’intero arredo per la Nuova Cappella di S. Maria di Realvalle in San Pietro di Scafati (1989), la scultura monolito Africa (1989) per l’African Dream Village, a Malindi (Kenya). Negli stessi anni è presente ad importanti rassegne d’arte nazionali ed internazionali, tra le quali vanno ricordate: Tendenze dell’arte Italiana negli anni Novanta, presso la Galleria D’arte Moderna di Zagabria (1987), Biennale Internazionale di Grafica in Lubiana (1987), Transport-Marsiglia-Barcellona-Napoli, presso la Ville Charitè a Marsiglia (1988), Premio Michetti a Francavilla a Mare (1989). Partecipa al progetto di congiungimento, con un itinerario di sculture di artisti di varie nazionalità, del vecchio centro di Lione con il Centro Direzionale della stessa città (1991), mentre l’anno successivo partecipa alla Biennale di Barcellona e, nel 1996 realizza una grande scultura La Porta del Vento per Ripe San Ginesio in provincia di Macerata. In questi anni Angelo Casciello lavora principalmente il ferro, che è, dice l’artista, per antonomasia una materia bellica ma che attraverso il processo creativo viene riscattata quale elemento poetico. Questo modo di significare l’utilizzo del metallo è avvalorato dalla mostra personale allestita nel 1998 nel Cortile d’Onore e nei Giardini di Palazzo Reale a Napoli. Nello stesso anno è presente alla IX Biennale Internazionale di Scultura Città di Carrara; nel 1999 partecipa al progetto ‘Non solo Trevi’ a Lamezia Terme, con l’opera La Fontana delle tre età; nel 2001 vince il concorso internazionale per la realizzazione di due grandi sculture per la Sala dell’Arengario del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli. Nel 2002 vince il concorso per la realizzazione di una scultura a dimensione urbana in occasione del 3° Premio Internazionale di Scultura Regione Piemonte e, nello stesso anno, gli viene conferito il Premio Scipione a Macerata. Nel 2005 partecipa alla mostra La Scultura Italiana del XX secolo presso la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Nel 2006 viene invitato alla X Mostra Internazionale dell’Architettura-La Biennale di Venezia. Tra i concorsi pubblici nel 2002 vince quello nazionale per la realizzazione di due sculture per le caserme dei Vigili del Fuoco di Nocera Inferiore (Salerno) e Telese Terme (Benevento); del 2005 è la scultura Il Solitario per la piazza San Menna di Vitulano (Benevento) e, del 2006 le tre porte dell’Auditorium Parmenide della Fondazione Alario di Velia (Marina di Ascea). Nello steso anno realizza Il Luogo della Purificazione a S. Maria di Castellabate. Un percorso di esperienze nell’ambito urbano che si esplicita, nel 2009, con la realizzazione della stazione di Mugnano sulla linea Napoli-Giugliano-Aversa della Metro Campania Nord-Est, realizzata con l’architetto Riccardo Freda. Costante è l’impegno dell’artista nella sfera del sacro che lo ha visto tra gli artisti invitati, con una mostra personale, al IV Convegno Ecclesiale Nazionale tenutosi a Verona nel 2006, esponendo la Via Crucis realizzata per il Museo Stauros di Arte Sacra Contemporanea di Isola del Gran Sasso (Teramo). Nel settembre del 2009 è nominato da Papa Benedetto XVI, Membro Ordinario dell’Accademia delle Belle Arti al Pantheon. Del 2010 è la mostra antologica dedicata al disegno e ai progetti di scultura (maquettes in carta, argilla e latta) organizzata e ospitata dal Museo-Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi; nell’estate di quest’anno gli viene assegnato, a Francavilla a Mare, il 61° Premio Michetti.

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Enrico Crispolti

[.. .] la ricerca di Angelo Casciello è continua, inquieta e tesa, e presto ad una certa ordinata tendenza all’ortogonalità di base subentrano nuove e diverse suggestioni di fantasia segnica, di slanci più immaginativi, quasi in tentazioni di pittoresco totemico. Soprattutto comunque affiorano evidenze per un verso quasi di magia agreste (in una chiara connessione con le antiche pratiche immaginative di oggettualità utensili contadini, del Casciello iniziale), per un altro di libera arabesco fantastico, come in quella sorta di aquiloni. Ma, in particolare, gli ultimi disegni di Angelo Casciello sono anche collocati nello spazio. «Con quest’ultimo lavoro», mi scrive, «cerco di mettere insieme il mio modo passato con quello presente. Cioè quello dei pali e quello dei segni». E parla di effetti di ambiguità. Esattamente, mi dice, «cerco di mettere in risalto l’ambiguità che corre tra le cose concrete e le idee. Pensa al segno della memoria, al palo dell’aborigeno che assume significati magici».

(da: Angel Casciello, catalogo della mostra, Albatros Club, Salerno 1982)

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Massimo Bignardi

[…] Questi di Angelo Casciello sono disegni nati di notte, nel silenzio della ‘civiltà’ che fa ancora udire il lontano e stridulo canto dei grilli o il rauco vociferare dei rospi nei corsi d’acqua tra i campi. Questa sua ‘notte’ non è l’immagine buia contrapposta, alternandosi a coppia, alla luminosa scena del giorno: non è il fondo nero a riproporci la notte. Per Angelo Casciello di notte si alza il sole; è quella luce che contorna il segno, lo evidenzia staccandolo dal contesto, dando ad esso una vita che è propria di forme lontane, nascoste nella memoria. Quel suo tratto ‘scuro’ non è nero, semmai blu, indaco, viola, […] traccia, cioè, di una condizione di quiete, pacata tranquillità della retina che Goethe propone in confronto al dinamismo dei chiari […].

(da: Angelo Casciello. Disegni/ Drawings, Ed. EDI.SAL, Salerno 1984)

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Filiberto Menna

[…] Vedere come dalle estremità delle dita nasce il “segno della memoria”: l’artista sembra sorpreso dalle sue stesse mani, quasi le vedesse lavorare per proprio conto, seguendo il filo di una logica particolare, misteriosa. Dalle estremità delle dita vengono fuori oggetti e attrezzi affiorando alla superficie come presenze bizzarre, quasi magiche. “Il segno emerge dalla memoria avendo una sua vitalità magica”: anche questa volta l’artista è preso di contropiede e osserva le proprie mani che agiscono con una autonomia vitalità magica e realizzano cose che hanno un aspetto familiare e in pari tempo straniante. […]

(da: L’infanzia e l’arcaico in Angelo Casciello, catalogo della mostra , Ed. Mazzotta, Milano 1987)

 

 

 

MarcianoArte, galleria d’arte e cornici, Napoli

Salvatore Marciano

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