Fausto Pratella, Natura morta

Autore:PRATELLA FAUSTO

N. - M. :Napoli, 1888 - 1946

Tecnica:Olio su tela

Misure:75 x 70 cm

Classificazione: Nature morte, Figurativi, Oli, Antichi, Classici

Note Critico - Biografiche

FAUSTO PRATELLA

Napoli, 1888 – 1946

 

Natura Morta

dipinto del pittore fausto pratella raffigurante natura morta
Fausto Pratella, Natura morta, olio su tela 75×70 cm

 

 

Biografia

Fausto Pratella nacque a Napoli il 10 ottobre del 1888 ed ivi morì il 25 settembre del 1946. Acquisita una rapida formazione pittorica all’Accademia di Belle Arti di Napoli, esordì giovanissimo nella manifestazioni artistiche della nuova era nascente, distinguendosi alle Mostre della Promotrice « Salvator Rosa » per le sue peculiari doti di pittore moderno e già preparato dalle sue intime esigenze a nuove regole d’ispirazione. Volitivo ed intraprendente, giovandosi degli stimoli delle proprie risorse individuali, Fausto Pratella non tardò a mostrare, tra le immediate correnti delle giovani leve, non solo capacità di artista aperto ai più ambiti principi evolutivi, ma il talento di un personaggio eclettico ed istintivo. Le sue prime opere si imposero subito all’attenzione della critica e di un pubblico particolarmente raffinato. Le prime commissioni, infatti, gli venivano ordinate dal re e dalla regina, dai Duchi d’Aosta, dal Comune di Napoli e dal Ministero della Pubblica Istruzione. La guerra scoppiata improvvisamente lo impegnò durante tutto il periodo ’15-’18, e gli improbi doveri, ai quali sottopose il fervido spirito di patriota e di combattente, non gli risparmiarono il peso deleterio delle loro insidie, inquinandogli fatalmente la salute. Ma le condizioni patologiche in cui venne a trovarsi il suo fisico al ritorno dal fronte, non mutarono l’intima spinta verso l’ideazione e la ricerca nell’arte; pertanto, si trasferì a Milano, ove operò per circa un ventennio. Come il padre Attilio, aveva, da principio, sperato di scoprire, nelle « marine » piene di luce e di movimento, i motivi per una concreta espressione di linguaggio; ma accortosi che la sua maniera, nell’interpretazione, si avvicinava con evidenza alla tecnica di Attilio, impose alle sue disquisizioni una più svelta ed autonoma impronta di impressione e di sentimento. Lungi dai facili effetti di compiacenza pittorica del mare e del sole di Mergellina, di Santa Lucia, di Posillipo, Fausto Pratella penetrò nei freddi parchi periferici di Milano, portando nelle sue tele le visioni suggestive di quei verdi, di quei grigi, di quei bruni saturi di quella vaporosità umida e nebbiosa tipicamente lombarda. In quest’atmosfera elegiaca Fausto Pratella seppe governare gli impulsi portati alla rappresentazione « gradevole », e riuscì, con calda forza di colore, a rendere serie e dignitose, le sue note ispiratorie. Le opere di questo periodo, quasi tutte sviluppate — contrariamente a quelle del padre Attilio — in grosse dimensioni, gli assicurarono un notevole prestigio nelle alte sfere dell’arte milanese, nel corso delle Manifestazioni nazionali ed internazionali cui partecipava. Le « personali » si susseguivano interrottamente con successo, ed immancabile era la sua firma nelle più importanti rassegne d’arte (Biennale di Venezia, Internazionale di Torino, Triennale di Milano, Biennale di Napoli, Quadriennale di Roma, Mostre di Brera e altre esposizioni in Piemonte, nel Veneto, ecc.). Ma, per quanto il suo spirito ardente di artista cercasse di attenuare le difficoltà fisiche della lunga malattia, sopportata peraltro con stoica rassegnazione, nel corso della sua laboriosa opera di dedizione e di creazione, il suo stato di salute peggiorò a tal punto da costringerlo a rientrare a Napoli. Nella luce solare e musicale della terra natale sperava di riconquistare la forza fisica capace di sorreggere quella immensa del suo mondo ispiratorio. I benefici canti lirici di Capri, ove si era recato con la speranza di migliorare, purtroppo, non riuscirono neanche con la loro gioiosa egloga di aria e di sole, a respingere il male che condizionava la sua ansia di opera e di inventiva. Egli appariva ormai avvilito, e lo spirito stesso aveva perso lo smalto della fantasia e dell’estro. Gli ultimi anni furono faticosi e sofferti, e le sue risorse stavano già esaurendosi nella tristezza e nello sconforto, poco prima che, non ancora sessantenne, morisse nella casa paterna. Delle opere di Fausto Pratella vanno segnalate, fra le altre conosciute, quelle presentate alle varie Esposizioni: « Cava dei Tirreni » (acquistata dal Ministero della Pubblica Istruzione), « Case rustiche » (Promotrice Salvator Rosa, Napoli acquistata dalla Real Casa), « Paesaggio di Napoli » (XVII Esposizione internazionale di Venezia) « Lago di Lugano » (Biennale di Brera 1922); « Paesaggio della Valsassina » (Brera 1924); « Sottomarina » (Personale di Milano 1919); « L’albero, la casa e la nuvola » (Personale di Milano 1929); « Paesaggio » (Galleria d’Arte Moderna di Novara); « Paesaggio lombardo » (Esposizione di Brera 1931); « Natura morta con finestra » (Esposizione internazionale di Torino); « Vetri bagnati » (I Esposizione Quadriennale di Roma 1930/31); « Maggio » (Esposizione Internazionale di Torino 1931 e Sociale di Brera 1932). Altre opere note sono « Marina », « Capri », « Stradetta », « Barche di scorcio ».

Eredi Pratella

 

 

 

 

 

 

 

 

MARCIANO ARTE Galleria e cornici, Napoli

Salvatore Marciano

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