Autore:ORELLANA GASTON
N. - M. :Valparaiso del Cile, 1933
Tecnica:Olio su tela
Misure:120 x 100 cm
Anno:1977
Classificazione: Figure, Astratti, Oli, Figurativi, Moderni
Figlio di emigranti spagnoli, madre andalusa e padre dell’Estremadura, Gaston Orellana è nato a Valparaiso nel 1933. A 18 anni prese la cittadinanza spagnola, dopo aver effettuato un viaggio di studi archeologici attraverso il Perù, la Bolivia e l’Argentina. Fin da giovanissimo stabilisce profonda amicizia con Pablo Neruda e nel 1957 a Buenos Aires conosce Rafael Alberti e Miguel Angel Asturias. Per due anni soggiorna a Maiorca e per dieci anni a Madrid. Attualmente risiede a New York, a Madrid o a Fuenterrabia. Dal 1964 al 1971 ha partecipato a numerose collettive che hanno fatto conoscere la pittura spagnola contemporanea in Europa, in Nord America e in Sud America.
Le sue opere si trovano in musei importanti e in collezioni private quali: Metropolitan Museum of Art di New York, U.S.A.; Museo di Arte Moderna di San Paolo del Brasile; Museo di Arte Contemporanea di Buenos Aires, Argentina; Isaac Delgado Museum di New Orleans, U.S.A.; Grapich Museum at Public Library di New York, U.S.A.; Museo Nazionale di Belle Arti di Santiago del Cile; Museum of Fine Arts di Phoenix, Arizona, U.S.A.; Museo di Arte Contemporanea di Barcellona, Spagna; Museo Municipale di Belle Arti di Vina del Mar, Cile; Collezione Joseph H. Hirshhorn, Connecticut, U.S.A.; Collezione Joseph Berstein, New Orleans, U.S.A.; H. Hart and Martha Jackson Gallery, New York, U.S.A.; Collezione D. Fermin de la Sierra, Madrid, Spagna.
“Ciò che esiste nella pittura di Gaston Orellana è vivo come la vita: così sicuro come un oggetto misterioso come una pietra. Forse la sua arte accanita è un’estensione dell’anima; ma così materiale, tattile e rugosa e fertile come l’involucro d’un frutto. Queste scorze del mistero o abiti del sogno si possono toccare con mano e cantano, si possono percorrere nell’ardente lavoro della sua gelosia personale”.
“Orellana è un’artista che avanza tra il delirio surreale della realtà e la realtà del delirio dei sogni. La sua pittura riconduce la visceralità dell’antropologico verso un valore precategoriale attraverso una sorta di contaminazione apocalittica, di visionarietà drammatica”.
Quando entro nello studio del mio amico Gastón Orellana a New York, è come entrare in una foresta di rossi e di verdi oliva. Si viene a contatto con un’opera la cui essenza è la moralità, dove la qualità e la sincerità non concedono tregua. A me ricorda molto la figura di Bertolt Brecht, giacché in lui, in aggiunta alle sue capacità di grande artista, ciò che è essenziale è la sincerità.
Quando il mio amico Gastón giunge a New York, mi riempie di gioia, e il suo entusiasmo non conosce limiti allorché mi mostra il suo lavoro. Vuole sempre spiegarmi che cosa sta facendo, e io rispondo che io sono li proprio per questo… che non ho bisogno delle sue parole. È abbastanza ovvio che, essendo tanto aperta, la sua opera sta cercando di dire cose che sono piuttosto scomode sul piano estetico.
E’ un grande piacere vedere un artista che non prova paura; ciascuno dei suoi quadri, non importa quanto sia scabroso il suo tema, si presenta in modo assolutamente spontaneo, senza schemi preconcetti, fornendo al medesimo tempo una posizione estetica ben raffinata. Quando Gastón viene a casa mia, salutandomi coi suoi passi nervosi, gesticolando e ridendo di cuore, abbracciandomi, io sento una gran voglia di calmarlo. Ma calmarlo da cosa? Cos’è la sua intera persona, e cos’è tutta la sua vita, se non élan? Sicché, quando esce, i suoi passi rimangono; rimangono i suoi suoni; e quando riparte, ho la netta sensazione che il mio amico sia ancora a New York.
Cos’è che imprime alla pittura di Gastón Orellana la sua individualità? O, meglio, cos’è che dà all’opera di Gastón Orellana la sua qualità? E subito giunge la risposta: è la sua individualità. Cos’è questa individualità nell’opera di Orellana? È il rispetto per la poesia intrinseca dei materiali che usa. Come pure la sua abilità nel trovare relazioni fresche negli elementi stessi dell’espressione pittorica, più che usarli a fini descrittivi. Lui è il poeta della luce e del colore. Ciò è stato evidente in tutto il suo lavoro degli ultimi vent’anni. Con un’enfasi crescente su tali elementi della sua espressione e un’interrelazione drammatica e sensuosa tra loro. Questo è il canto di Gastón Orellana: un canto senza parole, un canto che risuona negli occhi. E continua a risuonarvi dopo averlo lasciato.
Gaston Orellana è uno dei più significativi artisti spagnoli dell’ultimo dopoguerra. Nato a Valparaiso, in Cile, da antica famiglia spagnola dell’Estremadura, resta profondamente legato all’identità della spagnola terra di origine, anche se scorrendo l’intenso percorso della sua vita e della sua opera balza con evidenza il carattere di un internazionalismo culturale che riesce a comporre in una profonda unità operativa le più diverse esperienze che hanno segnato la sua avventurosa esistenza, condotta fra America Latina, Spagna, Stati Uniti e Europa.
Orellana studia Belle Arti alla Escuela Experimental de Educación Artistica nella capitale Santiago e poi continua alla Escuela de Bellas Artes de Viña del Mar. Nel 1954 Orellana incontra Pablo Neruda con chi mantiene un’intensa amicizia fino alla morte del poeta. Gli studi archeologici all’Universidad de Chile lo portano ad approfondire le componenti primarie e segniche della cultura precolombiana: tracce evocative di questa primarietà si avvertono spesso nella sua opera.
Sul finire degli anni Cinquanta Orellana giunge a Madrid, in un clima in cui si incominciano a sentire, nella Spagna franchista, necessità di nuove aperture internazionali. Il giovane Orellana, fonda nel 1959 il Grupo Hondo insieme a Juan Genovés, Jose Jardiel, Fernando Mignoni, prima esperienza in Spagna della cosiddetta Nueva Figuración, movimento che avrà particolari riscontri nel generale contesto europeo.
Nel 1959 Orellana partecipa alla ben nota mostra “The New Images of Man” al MOMA. In questo clima inizia il successo internazionale di Orellana, che nel 1965 lo riporterà negli Stati Uniti, dove si stabilirà per diversi anni, inserendosi nell’intenso contesto culturale newyorchese, stabilendo stretti rapporti con la cultura d’avanguardia (con rapporti da Allen Ginsberg ad Arthur Miller), con critici come James Johnson Sweeney e galleristi come Martha Jackson, partecipando ad importanti mostre in spazi pubblici e privati. La sua pittura si arricchisce particolarmente in questo contesto assumendo nuove dinamiche spaziali e nuove drammatizzazioni gestuali e materiche.
Nel 1970 è invitato alla Biennale di Venezia, nel padiglione spagnolo con una mostra personale. Le opere esposte -fra cui il famoso dipinto “El tren en llamas” sono acquisite dal noto collezionista Joseph Hirshhorn per il Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington DC. I soggiorni in Italia sono occasione di numerose mostre; già nel 1970 stabilisce un rapporto con la galleria Christian Stein a Torino celebrandone una mostra nel 1972: qui incontra gli artisti dell’Arte Povera di cui apprezza particolarmente le procedure operative e i processi di concettualizzazione. In Italia, Orellana sperimenta nuove tecniche, dalla scultura in vetro (a Murano), alla ceramica (ad Albisola, in Liguria). Fra le mostre più significative di questo periodo conviene segnalare quella alla Galleria Schubert di Milano nel 1971, una presentata da Enrico Crispolti alla Galleria Rotta di Genova nel 1972, parecchie alla galleria della sua mercante di Madrid, Juana Mordo, la mostra inaugurale del Hirshhorn Museum and Sculpture Garden nel 1974, alla fiera di Basilea nel 1976, alla fondazione André Malraux a Reims nel 1977 e alla FIAC di Parigi nel 1978
Nel 1986 Orellana si ristabilisce definitivamente in Europa, e a cura di Germano Beringhelli si fa una grande mostra al Museo Español de Arte Contemporaneo a Madrid. A Milano si realizzerà nel 1990 una grande mostra antologica promossa dal Comune, a cura di Tommaso Trini, nello Spazio Ansaldo, che offrirà una prospettiva complessiva sul grande lavoro condotto negli anni dall’artista e sulla sua libertà creativa, capace di piegare alle proprie esigenze espressive tanto i materiali quanto lo spazio della tela. Roberto Tassi poi presenterà nel 1993 una mostra al Taipei Fine Arts Museum a Taipei, Taiwan.
Nel 1995 si fece una mostra alla Casa das Artes a Vigo, in Spagna. L’importanza cardinale di questa mostra, come segnala il critico Marco Ricardo Barnatán, e che fu la prima a mostrare “il nuovo Orellana”, essendo cambiato il metodo pittorico dell’artista negli anni precedenti usando tecniche assorbite del lavoro della terracotta e anche portando il vortice dell’espressione tematica su ciò che Tommaso Trini chiama “un popolo di figure”. Nel 1999 questa rinnovata e rivoluzionaria figurazione e trattamento del soggetto fu evidenziata nella mostra “Bronx Around” nello spettacolare Centro San Francisco nella antica città di Caceres. Il rinnovamento dell’espressione estetica di Orellana portò alla sua mercante, Christian Stein, a dichiarare all’inaugurazione del padiglione spagnolo alla Biennale di Venezia del 1995 che “Gaston Orellana è l’artista di maggior interesse che la Spagna ha creato dopo Tàpies e Miró“. Nel 1998 la Stein fece nel suo padiglione alla fiera di ARCO, a Madrid, una mostra personale dell’artista. Nel 2005 viene esibita per prima volta l’opera “Crucifixion n1”, proprietà dei Musei Vaticani nella Santa Casa di Loreto. Nello stesso anno, l’opera “La cama escarlata” (NY 1967) è inclusa nella grande mostra “Il male” alla Palazzina di Caccia di Stupinigi di Torino, curata da Vittorio Sgarbi, che comprende opere dei più significativi maestri dal Quattrocento al Novecento.
L’opera di Orellana di quest’ultimo periodo mostrano una marcata evoluzione dalle opere degli anni di New York, con colossali assemblaggi e polittici, usando una tecnica di graffito mai prima usata nella pittura, e addirittura aggiungendo dei collage di vari elementi come i metalli e specchi antichi. Medianti i dipinti sagomati a forma di lettere con la giustapposizione di piu tele, Orellana sposta la pittura, dove un significato non è mai letterale, non coincide col significante, verso l’arte di oggetti che invece consente di comunicare la cosa, la letteralità della cosa in sé, pur senza abdicare all’uso delle metafore. L’italiana Jole de Sanna presenta li ultimi lavori dell’artista nel volume ‘Gaston Orellana, Orestea” dove scrive che “L’intera storia della pittura e l’esperienza dell’arte nella seconda metà del XX secolo non sfugge alla cattura di Gaston mentre svolge l’esistenza di Gaston fra i frutti di una storia civile e politica che scuotono il Sud America dei dittatori, l’Europa del dissesto e riassesto culturale e New York capitale dell’arte”.