Autore:ROBERT GISELA
N. - M. :Wuppertal (Germania), 1943 - Napoli, 2024
Tecnica:Tecnica mista su carta
Misure:31 x 32,5 cm
Anno:2005
Classificazione: Moderni, Astratti, Altre Tecniche
Opera pubblicata sul catalogo “72”, pubblicazione per la mostra collettiva degli artisti Sabato Angiero, Salvatore Carbone, Isabella Ciaffi, Aldo Cinque, Rosa D’Avino, Antonio Gallinaro, Enrico Grieco, Veronica Longo, Guglielmo Longobardo, Germaine Muller, Massimo Palumbo, Renata Petti, Peppino Quinto, Gisela Robert, Irina Temouchkina, Wladimiro Tulli presso la galleria d’arte Sangiorgio di San Giorgio a Cremano, maggio-giugno 2008.
La recente produzione pittorica di Gisela Robert non dovrebbe sorprendere chi abbia una conoscenza non superficiale del suo passato. La continuità del discorso è infatti profonda anche se, dalla fine degli anni ’70, siamo di fronte — come tutti vedono — ad un sottile quanto sfuggente rinnovamento linguistico, che risulta evidente soprattutto in quel costante rifiuto di ogni superficiale descrizione e nella volontà di intessere, invece, la trama di un racconto più interiore, fatto di suggestioni policrome e di memorie recondite. Già i vecchi quadri figurativi, che denunciavano l’esigenza di esasperazione formale dei contenuti, documentavano come la Gisela Robert intendesse l’operazione artistica secondo l’urgenza di sollecitazioni interiori. Ma poi, più complessi, più aderenti alla sua presenza nel tempo, vennero i lavori eseguiti con un latente sommovimento tachiste, mai abbandonato ad un’arbitrarietà di gesto, evocativo anzi di un misconosciuto desiderio di ordine, che rivelava con precisione la sua coscienza proprio nel momento in cui il caos delle poetiche cosiddette postmoderne sembrava voler consigliare tutto il contrario. L’“espressionismo astratto” della Gisela Robert non ha mai determinato un rifiuto dell’immagine, è stato anzi indagine di una nuova immagine: non finta in rapporto ad un prototipo, o pensata in astratto, ma direttamente espressa come condizione di attualità. Se l’avventura della pura immagine informale, o dell’art autre (se si preferisce quest’altra etichetta), si compie e si definisce tutta sulla tela, la vicenda creativa della pittrice tedesca comincia a maturare senz’altro in un momento precedente della fantasia, ma non meno avventurosamente. E se il raccoglimento del puro gesto si oppone all’attuazione del gesto stesso sulla tela come fase negativa a fase positiva, come horror vacui a horror pieni, come non-conoscenza a conoscenza, è certo che in queste immagini robertiane torna a porsi una decisiva integrazione fra momento ideativo e momento di realizzazione. Senonché, negli acrilici e nelle tecniche miste degli ultimi tre anni, l’elementarità segnica della Robert è fatta su misura per sollecitare l’intervento di una cromia ardente, che in un primo tempo ha il compito di collaborare alla definizione dei nuclei, giocando sul contrasto tra le figure e gli sfondi, tra il tracciato lineare e la stesura abbastanza compatta retrostante. Questa è come una soluzione statica che dopo, in altre opere, si fa più dinamica e irrequieta: i contorni grafici diventano vorticanti, tendono ad allacciarsi tra loro, a solcare lo spazio con più animazione, determinandovi nodi intricati; mentre a sua volta anche la materia dello sfondo «cresce», sporge, esibisce una pasta aggettante. La visione così da implicita che era si fa esplicita, assume una fragranza fenomenica accesa, come gin incendio che fin lì covava sotto la cenere, ma che ora arde in pieno, senza più apparente ritegno o misura. E tuttavia con ciò annuncia anche il suo prossimo estinguimento, dato che non può reggere al passo di quel consumo emotivo accentuato e senza riserve; essa provoca — come succede quasi sempre nelle vicende artistiche — una reazione di compenso, un bisogno di pulizia intellettuale, di nitidezza poetica.
Gisela Robert è nata a Wuppertal in Germania nel 1943. Ha studiato alla scuola di ceramica di Landshut e all’Accademia di Belle Arti di Koln, con Friedrich Vordemberger e Karl Marx. Negli anni ’60 inizia la sua attività artistica con le prime personali e collettive a Wuppertal e Koln e compie diverse esperienze di viaggio e di studio in Grecia, Italia, Spagna, Francia ed Egitto. Risiede dal 1970 a Roma e poi a Napoli dove oltre alla propria attività artistica ha insegnato ai Corsi professionali della Regione: Ceramica, Legatoria, Falegnameria, e Libera Espressione. Dall’inizio degli anni ’80 intensifica la sua attività espositiva partecipando a numerose mostre in Italia e all’Estero. Nel 1984 entra a far parte del Bund Bildender Kunstler di Monaco. Con gli anni ’90 iniziano invece le sue prime sculture in materiale refrattario che danno il via ad una ricerca scultorea innovativa fino ad arrivare ai recenti lavori in plexiglas colorato. Attualmente vive e lavora nel piccolo comune partenopeo di S. Giorgio a Cremano.