Ciro Lauto, Felicità

Autore:LAUTO CIRO

N. - M. :Ercolano, 1955

Tecnica:Tecnica mista con specchi su tavola

Misure:75 x 60 cm

Anno:2019

Classificazione: Moderni, Astratti, Altre Tecniche

Note Critico - Biografiche

Ciro Lauto

Ercolano, 1955 

 

 

Felicità

Foto del dipinto astratto del pittore Lauto Ciro dal titolo Felicità del 2019, tecnica mista su tavola di 75x60 cm con frammenti di specchio. Opera d'arte facente parte del ciclo Transenergia - informale introspettivo
Tecnica mista su tavola di 75×60 cm con frammenti di specchio del 2019

 

L’opera è firmata “Lauto” in basso a destra; a tergo: firma, titolo e anno. Pubblicata col n.17 della Transenergia – informale introspettivo nel catalogo monografico “Lauto” del 2022 

 

CIRO LAUTO, BREVI CENNI BIOGRAFICI

Nato a Ercolano nel 1955, diplomato all’Istituto tecnico E. Fermi di Napoli, Ciro Lauto frequenta la facoltà di Psicologia dell’Università di Roma. Dopo aver vissuto nove anni a Parigi, dal 1991 si trasferisce in Germania a Tübingen dove vive e lavora.

 

ENERGY TRACKS E LA TRANSENERGIA

  Nelle mie opere “astratto-informali” si evidenziano, in particolar modo, i forti contrasti cromatici che danno luogo ad un sottile gioco di luci ed ombre, che si fondono e si armonizzano in varie e molteplici sfumature. Il passaggio successivo (quello denominato “Energy Tracks”) ha messo in evidenza un ulteriore aspetto formale, divenuto poi fondamentale, e cioè, quello di energia. Attraverso un processo di combustione, la tela assume una nuova e diversa valenza: quella “concettuale”. L’elemento fuoco incontra la tela e l’attraversa, squarciandola, lacerandola. Quello che resta sono strappi, ferite e tanti vuoti che lasciano pensare ad un’altra dimensione… al di là. L’ultimo passaggio di questa più recente dimensione concettuale è rappresentato dal sopraggiungere di un nuovo elemento: lo specchio. Questi diventa, quindi, il nuovo fulcro dell’opera. Sovrapposto, o sottoposto, ma indissolubilmente fuso con la tela, esso viene sistematicamente lesionato, ridotto in frantumi, e, dalle varie fessure prodotte si ha l’impressione di trovarsi davanti a degli spazi “introspettivi”, dove luci ed ombre si contrappongono e si alternano, e attraverso le quali l’identità dello “spettatore” (e prima ancora quella dell’Artista) viene messa in discussione, ponendolo in una relazione dialettica con il proprio contesto socioculturale. Allora, la società appare come una sorte di specchio, nel quale riflettersi. Pensare di non possedere ombre è un’idea ingenua, e la maggior parte di coloro che la rifiutano, sono alquanto consapevoli di ciò. Solo nell’oscurità più completa si può non avere l’ombra, almeno in modo, per così dire, pratico; mentre a livello teorico o suggestivo-metafisico, si può immaginare anche un’ombra che “risplende” nel buio: che risplende di una luce particolare, che ci permette di conoscere la nostra psiche, attraverso l’identità che ci siamo costruiti; mettendoci pure inevitabilmente, di fronte alla nostra ombra, ossia un’identità “alterata”… in bilico. Sommerso da numerosi e repentini cambiamenti, l’uomo (e in larga misura l’artista) è sollecitato di continuo a rivedere (come davanti a uno specchio) la propria identità e ad illudersi di poterla rinnovare o addirittura migliorarla, perfezionarla. Però, una nuova identità, o un’identità alterata, non è possibile costruirla se non ponendosi in una relazione dialettica col proprio contesto socioculturale.

CIRO LAUTO, Tübingen, 2020

 

L’AUSTERITÀ DI CIRO LAUTO 

 Percorrere inesorabilmente il proprio cammino. Senza installare la bancarella al mercato e rendersi in tal modo comune a ciò che viene offerto altrove. L’austerità di questa produzione artistica può recare in sé il pericolo della sconfitta: ermetica crescente fino al silenzio. Si tratta di Ciro Lauto, la cui fermezza merita attenzione. Già nelle sue precedenti opere egli si serve di un linguaggio di segni costruttivisti il cui carattere citativo è sottolineato tramite frammenti di testi (notizie) del mondo quotidiano dei prodotti. Il contrasto tra l’austerità matematica estrema e l’«oggetto trovato» crea una tensione che va al di là di un qualsiasi collage. Provando a «leggere» le sue opere ci avviciniamo alla frontiera della conoscenza che separa la verità dalla menzogna. Il linguaggio della società consumistica si ritrova qui spoglio, strappato, messo al bando all’interno di un busto che lo fa, pertanto, apparire ancora più forte. Le radiografie nelle precedenti opere di Ciro Lauto: lo sguardo che penetra il tutto, sfigurando la bella illusione, fino a renderla riconoscibile. Il rapporto d’unanimità tra quel che è detto e ciò che è inteso si trova dissolto nel segno allegorico a favore di una relazione differenziale: un’unità dialettica tra l’immagine e la sostanza non può crearsi, poiché il segno allegorico si riferisce a un altro segno e mai ad una cosa o ad un prodotto dell’immaginazione. Questo segno precede il primo e non soltanto nel tempo; esso è il segno di tale precedenza, che non può mai essere raggiunto attraverso uno sforzo cognitivo impresso come avvenimento in un processo storico: «pittura decostruzionista?!!» Oppure secondo Walter Benjamin: «Delle citazioni del mio lavoro sono come dei briganti armati e mascherati che assalgono lungo il cammino la convinzione del passante ozioso». L’insistenza di Ciro Lauto sul carattere artistico e il suo potere di negazione delle comuni conoscenze, ha delle conseguenze inquietanti per qualsiasi critico d’arte che presuppone di comprendere l’opera di un altro. Poiché da sempre l’interpretazione dell’arte consiste anche nello sfoggio (ma non la riconciliazione) della tensione esistente tra il senso figurativo e quello referenziale dell’opera, e tale tensione deve essere trasmessa anche attraverso l’insolubilità interpretativa. Dunque, il processo di interpretazione non deve più soltanto rendere chiaro un particolare quadro e darne la definizione del suo senso, ma serve soprattutto come messa in discussione permanente del fatto che si tratta qui davvero dell’interpretazione o piuttosto di una rappresentazione supplementare del repertorio dell’immagine alla quale esso si riferisce. L’onore di un’amicizia personale rinforza questo movimento.

WILLY KELLENBENZ, Berlino, 1995

   

 

 

 

MarcianoArte, galleria d’arte e cornici, Napoli

Salvatore Marciano

Altre opere dello stesso autore

Richiedi Informazioni

Opera: