Autore:RICCIARDI MARIO MRI
N. - M. :San Giorgio a Cremano, 1949
Tecnica:Tecnica mista su carta
Misure:50 x 35 cm
Anno:2023
Classificazione: Figure, Altre Tecniche, Figurativi, Astratti, Moderni
L’opera di MRI Mario Ricciardi è pubblicata sul libro “Amori di Cristallo (Un anno di mostre al Museo Irpino)” direttore artistico Antonio Bergamino, AreaBlu edizioni, Mercato San Severino, 2024.
“ContaminAzione solidale” è un’incontro tra fotografia ed altri linguaggi artistici mischiatisi come gesto di solidarietà nei confronti di donne che hanno subìto violenza.
Una tiratura limitata di venticinque riproduzioni fotografiche, stampate su carta fine art, è stata distribuita tra nove autori che hanno re-interpretato “Via di fuga”, l’opera fotografica realizzata da Antonio Bergamino. Venticinque diverse declinazioni, nate dallo stile immaginativo degli autori, hanno reso unica ogni singola riproduzione.
Le opere, messe in vendita, hanno prodotto una raccolta fondi destinata a donne vittima di violenza, ospiti della Casa Rifugio “Antonella Russo” coordinata dalla Cooperativa Sociale Demetra.
Le venticinque riproduzioni sono state contaminate da: Luigi Cola, Andrea Matarazzo, Salvatore Mazza, Paola Nazzaro, Maurizio Nittolo, MRI Mario Ricciardi, Emanuela Sica, Giovanni Spiniello, Gennaro Vallifuoco.
In collaborazione con Foto Diego e Rotary Club Avellino.
___
MRI Mario Ricciardi (scultore), nato a San Giorgio a Cremano (NA) nel 1949.
Dopo aver conseguito nel 1968 il diploma di maestro di arte di Ceramica, ha compiuto nel 1972 il suo ciclo di studi nella città di Napoli, diplomandosi in scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Ha insegnato Discipline Plastiche nel Liceo artistico di Napoli da 1971 al 2007. Inizia la sua attività di produttore di immagini e sculture sin dal 1968 partecipando con continuità a mostre nazionali ed internazionali, conseguendo numerosi riconoscimenti. Dal 1981 rivolge la sua attenzione ai linguaggi della sperimentazione artistica nel quadro più generale della comunicazione per immagini. Il suo rapporto con la materia diventa così ragione e consapevolezza di un “tempo nuovo” delle arti, teso al riconoscimento di una “Scienza del vedere” che resta ancora attualmente il suo impegno primo.
Attualmente vive e lavora al Avellino.
___
“L’arte non è una montagna da scalare, è una conca da perlustrare, un vuoto da percorrere, lo spazio senza fine, il tempo dell’azione, l’estraneità delle cose, la separazione dell’esistenza.” MRI Mario Ricciardi
___
Artista di forte temperamento creativo, da oltre un quarto di secolo sulla scena della scultura italiana, con presenza di notevole significato anche all’estero, Mario Ricciardi ha raffinato i suoi strumenti ricognitivi nell’ambito di un discorso che coinvolge natura, come istintualità a vivere, coscienza, come interrogativo esistenziale, e ragioni del sentimento, come concretezza delle radici.
Il versante spazio-temporale è quello della energia che tende alla forma e vi apporta il dono contributivo del linguaggio reale che tanto più è misterioso, quanto più sono recepibili i segni del comportamento, la caduta del pensiero, il travaglio della costruzione fisica che, investigata, rivela il percorso del logos e gli incidenti attraverso i quali si fa religione della vita, istanza di fede, modello/aspirazione sociale.
Scultore impegnato, dunque, che modula i passi pesanti di un ritorno alle origini, per conoscersi antichi sognatori, o si specchia nelle consapevolezze delle perdute armonie e le sogna in natura, in sintonia con la poetica delle cellule vive che esigono dall’arte il documento della loro consistenza nel travaglio del territorio e della città.
Poeta di un modellato eroico, perché molto vicino alla natura degli umili e dei loro riti antichi, classici, proprio perché spazialmente evoluti dal segreto del mito che si perde nella notte dei tempi, Ricciardi è cantore del Sud, di tutti i Sud del lavoro, del dolore, dell’atmosfera magica che è sempre a spirale aperta e intreccia, come per un DNA genetico dell’arte, uomo e natura.
L’invenzione diventa pertanto lirica, l’impeto drammatico si sospende prima che la tragedia incombe e, all’acme, già si avverte il dono catartico di un equilibrio compositivo molto solenne, disciplinato, emblematico.
La scultura di Ricciardi è tutta fremiti e rabbonimenti, ruggiti e pause, tagli prospettici e volute continuative nelle dimensioni che si moltiplicano, innesti che fanno sentire la storia come economia dell’esistenza tra natura e mito: la vicenda umana è sempre ritmata da quella della natura, i momenti fluttuanti sono le fughe dalla costruzione che gioisce del sentirsi infinita, aperta, scevra dalla immobilità che è ostile alla meditazione e alla fantasia.
Lo scultore non ha mai deluso la tensione morale che vibra nelle pulsioni delle sue superfici, nei punti gravitanti, in quell’eros che intende l’emozione dei sensi e esorcizza gli attentati al sogno di felicità/fertilità: la natura è sempre suggestiva macchina scenografica, autonoma, dolce e forte a suggerire e comunicare.
Mario Ricciardi ha approfondito con severi studi antropologici il senso delle dimensioni nascoste, della gestualità, del linguaggio, danza, canto, utilizzo di strumenti musicali e armi da lavoro del mondo contadino.
In quel lembo della tela del regno dove più lente si precisano le innovazioni del centro, e dove si è gelosi dell’ereditata consistenza umana, un valore inestimabile, lo scultore ritrova ingenuo, espressivo, pregnante, ricco di psicologia, originale, sacrale, lo spirito del popolo.
Non di un popolo, bensì delle comunità che si aggregano e trovano i loro leader spontanei, che si affidano, esorcizzano, amano, hanno fede, si scontrano con le ragioni della ragione e vincono, perché esistono.
Ai simboli che non si scorporano dalla tensione alla figura e all’ambiente, a quel tutt’uno che è forza viva e suggestione comunicante, lo scultore presta la sua mano creativa e la plasticità si fa astrazione, i1 sogno corre lungo l’arco della sacralità che dalle orme lontane dalla parola che crea, dalla aspirazione all’armonia dice un desiderio e un destino a dover essere uomini umani.