Autore:PUCCI RAFFAELE
N. - M. :Napoli, 1917 - 1988
Tecnica:Olio su tela
Misure:40 x 50 cm
Anno:1978
Classificazione: Nature morte, Oli, Figurativi, Classici
“Pittore di natura morta”
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È nato il 18 ottobre 1917 a Napoli, è vissuto a San Giorgio a Cremano. Ha iniziato la sua attività artistica nel 1935 e da allora ha tenuto mostre personali in diverse città italiane (Firenze, Torino, Roma, Livorno, ecc.) e ha partecipato a decine di collettive ottenendo riconoscimenti da critici, giornalisti e collezionisti d’Arte, premiato in molteplici occasioni con medaglie d’oro, coppe e trofei per le sue inconfondibili nature morte: Diploma del Sindacato Autonomo Postelegrafonici del 3 ottobre 1971; Pennello d’oro (Galleria dei Mille) del 21 gennaio 1972; 1° Premio Medaglia d’oro Estate Artistica 1972; 1° Premio con Trofeo Madonna dell’Arco, 1972; 1° Premio speciale con trofeo «Lanterna» (Galleria Club d’Arte), 22 ottobre 1972; 1° Premio speciale Circolo Culturale C.A.R.T.E.S.I.O., Centro artistico tecnico scientifico, Napoli, 1972; 1° Premio speciale «Pasqua artistica», Napoli, 16 aprile 1972; Medaglia d’oro Sorrento Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo, 1963; Coppa con segnalazione speciale Pentagramma d’oro E. A. Mario, 14 maggio 1972. Ha tenuto una personale nel maggio del 1971 a Casamicciola Terme. Ha continuato a dipingere ed esporre per tutta la vita fino alla morte, avvenuta a Napoli nel 1988.
I suoi quadri sono stati esposti nelle migliori gallerie italiane ed estere e arricchiscono importanti collezioni d’Arte pubbliche e private. Molti critici si sono interessati della sua arte esprimendo giudizi molto lusinghieri. Il nome e le quotazioni di Raffaele Pucci figurano nel “Bolaffi Arte n° 10” e “Quadrante delle Arti n° 6”. Hanno scritto di lui: Asturi, Barbieri, Bertè, Como, Mancini, Maresca, Nicolardi, Riccardi e tanti altri.
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La naturalezza e la schiettezza, la verità concreta e l’osservazione tangibile sono le componenti dell’attività creativa che scaturiscono vivide ed immediate osservando le tele di Raffaele Pucci. È soprattutto nelle nature morte in quei rami antichi, nei libri, nelle pere, nell’uva, nelle composizioni a soggetti terrecotte, vasi, nei finocchi dove confluisce più vigorosamente il suo realismo lirico e l’armonia delle composizioni si esalta e si sublima, in un equilibrio di volume che perdono la loro materialità, per diventare rapporti di toni, accordi, trasparenze. C’è quanto basta per concludere con un giudizio positivo su tutta l’opera di Raffaele Pucci, un artista che merita grande considerazione.
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[…] Raffaele Pucci è un autodidatta e di questa definizione egli ama fregiarsi quasi a voler marcare una sua indipendenza da influssi altrui. Senza atteggiamenti di originalità è semplice e il suo modo di tradurre col pennello il discorso con la natura è accessibile a tutti. Osservando i suoi quadri viene di pensare a volte, ai maestri olandesi per la minuzia scrupolosa del disegno, per il colore liscio, quasi smaltato, per la verità del chiaroscuro, per la profondità delle ombre e un’ultima caratteristica, la compiacenza e la scelta dei piccoli particolari, che con la sua presenza creano l’ambiente. D’altra parte la serenità delle intenzioni e della esecuzione ci fanno pensare a qualche nome di noti artisti contemporanei, come quello di Gregorio Sciltian; ma con tono più discreto e misurato, dove si sente lo spirito della nostra terra. C’è qui il frutto degli studi di Raffaele Pucci, delle sue lotte, dei suoi tormenti che passano infine sulla tela in forme serene, che assumono la più candida realtà e ci trasportano a contare che dopo tanti anni di vita artistica egli ha raggiunto mete alte con la sua pittura sana, sfociante in armoniosi soggetti di grande verismo e di accostamento ai classici del passato.