Autore:FABBRICATORE NICOLA
N. - M. :Napoli, 1888 – Roma, 1962
Tecnica:Pastelli su cartoncino
Misure:32,5 x 46,5 cm
Classificazione: Paesaggi, Antichi, Classici, Figurativi, Altre Tecniche
Nicola Fabbricatore fu pittore autodidatta, si formò studiando Giuseppe Casciaro e Antonio Mancini. Nel 1915-16 partecipò alla I Mostra nazionale realizzata a Napoli dal Comitato Rinascimento artistico meridionale.
Nell’immediato dopoguerra a Napoli, terminate le esposizioni “Giovanili” e la Promotrice “Salvator Rosa”, mancando, inoltre, sedi adatte alle riunioni, gli artisti iniziarono ad incontrarsi nei caffè. Fu cosi che Nicola Fabbricatore, Lionello Balestrieri, Nicola Ciletti, Edgardo Curcio, Ezechiele Guardascione, Vincenzo La Bella, Edoardo Pansini, Eugenio Viti ed altri decisero proprio nelle sale del Gambrinus di organizzarsi in un’associazione indipendente, ma il tentativo fallì.
Nel 1921 il Fabbricatore fu presente alla I Esposizione biennale nazionale d’arte della città di Napoli con due pastelli, “Ora nostalgica” e “Visione mattutina”, e alla I Biennale romana con l’opera intitolata “Mattino d’inverno”. L’anno seguente partecipò alla Fiorentina Primaverile con uno studio a pastello e inviò alla Biennale di Venezia il ritratto “Mia moglie”. Da quell’anno espose ininterrottamente alla Biennale fino al 1938, e poi di nuovo nel 1948.
Il dipinto presentato a Venezia alla Biennale del 1926, “Donne e pastore di Letino”, fu apprezzato per la novità di esecuzione, la resa realistica e la fissità delle forme. Alla Biennale del 1936, il “Ritratto della madre”, per la delicatezza dei toni e l’espressione indovinata di rassegnazione fu reputato uno dei dipinti più riusciti dell’intera esposizione. Nel 1927 Nicola Fabbricatore partecipò ad una mostra del gruppo Flegreo; nel 1928 era nel gruppo degli Ostinati, che si riuniva solitamente al caffè Tripoli di Napoli, con Giovanni Brancaccio, Alberto Chiancone, Vincenzo Ciardo, Francesco Galante, Eduardo Giordano e Franco Girosi, con i quali si presentò alla mostra Primaverile della Camera di commercio. Dal 1929 al 1941 il Fabbricatore partecipò, con poche eccezioni, alle esposizioni organizzate annualmente dal Sindacato interprovinciale fascista di belle arti, che, al di là dell’omaggio dovuto al regime, forniva agli artisti un modo stabile di fare vita espositiva comune.
Sempre nel 1929 partecipò all’Esposizione internazionale d’arte di Barcellona con il quadro “La famiglia”, già esposto alla Biennale di Venezia dell’anno precedente, opera in cui l’artista risente maggiormente della maniera di Edoardo Pansini. Alla III Sindacale (1931-32), oltre a far parte della giuria d’accettazione insieme con Leon Giuseppe Buono, Giuseppe Casciaro, Saverio Gatto ed Enzo Puchetti, presentò due oli, una “Fanciulla” e “Meriggio”, raggiungendo, soprattutto nelle figure muliebri, effetti plastici di maggiore consistenza. L’impianto solido e composto delle figure femminili sedute e le soluzioni compositive razionali diventarono una caratteristica costante delle sue opere.
Mentre nel 1931 interveniva ad una esposizione realizzata a Milano dalla galleria Il Milione, insieme con Franco Girosi ed Eduardo Giordano, in campo nazionale Nicola Fabbricatore registrò un discreto successo con la partecipazione alle due mostre del Sindacato nazionale fascista: a Firenze nel 1933, con “Calendole” e “Ritratto”, e a Napoli nel ’37, con due dipinti di “Fiori” e il ritratto “Mia madre”. Partecipò inoltre ad alcune edizioni della Quadriennale romana: nel 1931, alla prima edizione, presentò “Meriggio”, che fu reputato eccellente per l’accorta resa formale e l’indovinato espediente della luce che entrando dalla finestra polverizza i toni. Nel 1941 presentò alla Sindacale di Milano “Natura morta” e “La lettrice”. Nel 1944 a Napoli alla galleria Forti partecipò alla mostra “Artisti liberi napoletani”, diretta dal pittore Giuseppe Spirito.
Nicola Fabbricatore sviluppò la sua ricerca soprattutto nei ritratti femminili in cui la compostezza formale novecentista, che rende le sue figure quasi statue a tuttotondo, viene mitigata dall’atmosfera mediterranea ottenuta attraverso il colore. Le sue pitture di paesaggio si fondano più sulla vivacità coloristica, legata alla tradizione napoletana, che su tecniche complesse.
Nel 1940 fu tra i pittori chiamati per la realizzazione della decorazione della Mostra d’Oltremare di Napoli, sede delle esposizioni dedicate alle colonie.
In tale occasione realizzò un mosaico in commessi marmorei applicati su cartoni per il frontone dell’arena Flegrea raffigurante personaggi del teatro e maschere mutuate da un repertorio teatrale esteso dalle atellane fino al XVIII secolo.