Autore:TALIERCIO RICCARDO
N. - M. :Ischia, 1905 - Napoli, 1992
Tecnica:Olio su tela applicata su cartone
Misure:37 x 46 cm
Classificazione: Paesaggi, Oli, Figurativi, Classici
Pittore napoletano amico di Luigi Crisconio, di cui subì una forte influenza, Riccardo Taliercio nei mesi estivi amava trasferirsi nella natia Ischia, che lo ispirò in gran parte della sua produzione paesaggistica.
RICCARDO TALIERCIO, nato il 30 luglio 1905 a Barano d’Ischia (Napoli) risiede a Napoli in Via Vittoria Colonna, 14. Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ha iniziato la sua attività nel 1933. Ha partecipato a varie mostre collettive; ha tenuto numerose Personali, negli anni: 1943, 1947, 1948, 1950, 1955, 1961, 1964, 1967, 1968 (Milano).
Una sera di primavera, incontratolo per via Toledo, solo solo, tutto intento a guardare ora i passanti ora le vetrine, gli dissi: — Sei un eremita nella folla. Ti vedo sempre solo. — Mi rispose: — Tu sai quel che diceva Leonardo: “E se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo”. — Poi aggiunse: — Che vuoi? Mi piace andarmene a spasso da solo, senza una meta prefissa, ed osservare tutto. Le strade sono più interessanti dei libri. Vi ritrovi la pittura, il romanzo, il dramma, la commedia, la farsa e tutti i motivi dell’arte e della poesia. — Riccardo Taliercio, nativo d’Ischia, bruno come un saraceno, può considerarsi ormai, per quanto ancora giovane, un veterano della pittura napoletana. Mite, silenzioso, di natura contemplativa, trascorre le sue ore lontano dai cenacoli e nello stesso tempo attento a tutto ciò che si fa in Italia ed altrove. Lunghi periodi estivi ad Ischia. Qualche viaggio a Parigi. E se ne torna a Napoli, puntualmente, con numerose «macchie» ed «impressioni», realizzate in un’ora o due su di un’assolata spiaggia di Ischia o sopra un ponte della Senna. Anni or sono fece una mostra alla «Medea». Non vedevo da anni i dipinti del mite Taliercio. Fu, quindi, per me un piacere andarmene in giro per le strade e sulle spiagge d’Ischia, o sui ponti della Senna o a Montmartre, o nella piazza San Marco a Venezia, osservando ad una ad una le «impressioni» che egli aveva esposto in quella mostra. Cieli grigi: atmosfere calme di una malinconia quasi autunnale. Un pittore elegiaco, ricco di sentimento; ma soprattutto un artista di buona razza, che pur modernizzandosi, ma senza eccessivi fervori, si riaggancia, o meglio continua la tradizione paesaggistica napoletana, che ebbe il suo glorioso inizio con la Scuola di Posillipo. Riccardo Taliercio è un artista che non vuole strafare: si pone di fronte al vero con umiltà, con lo stesso sentimento di certi maestri dell’Ottocento toscano e napoletano; e ne cava brani descrittivi, idilli, elegie, visioni senza mai forzare la mano o indulgere, comunque, al cerebralismo per ottenere facili effetti. Come considerare quei suoi piccoli deliziosi dipinti? Pagine di un taccuino di viaggio? Brani di un giornale intimo? Avvertivo in quei dipinti la mitezza dell’uomo e la poesia sommessa del pittore. La sera del nostro incontro Toledo era festosa: dai vicoli scendevano frotte di ragazze con i fiori della primavera al seno; ed i bar spandevano nella strada l’odore del caffè tostato di fresco. Il mio amico osservava la scena, particolarmente le belle figliuole. Non parlava. I suoi occhi si muovevano come quelli di un gatto siamese. Infine disse: — Anche questa è poesia!