Autore:PERNA VINCENZO
N. - M. :Napoli, 1958
Tecnica:Olio su tela
Misure:70 x 50 cm
Anno:2010
Classificazione: Marine, Figurativi, Moderni, Oli
Vincenzo Perna con i suoi tre decenni di operosità alle spalle dimostra un grande amore per la pittura, per il disegno, per la storia dell’arte. Ma anche per le sue radici partenopee. Nei suoi ‘capricci’, nelle sue ‘citazioni’, nei suoi ‘sogni’, egli porta alla ribalta un’atmosfera straordinaria anche di mare, di barche, di porti mitici.
Circola nel suo sangue il museo antico, ma anche l’antica Roma, il mare greco. In molti suoi dipinti Pulcinella la fa da padrone: è la maschera casalinga, che ogni partenopeo si porta in cuore anche nel nord italico. Come prima attrice, in molti suoi quadri, appare la sua felice bambina che apre e che prosegue nel quotidiano la vita artistica di questo poeta di un sogno squillante di colori.
…Una modalità di relazione dove tutto è interpretato alla luce di una scena dove il foglio e la tela diventano oggetti transizionale, schermo, tra il mondo interno dell’artista, il passato inteso come storia e quello esterno, il presente.
…Come a teatro il sipario si apre sulla “scena” e l’assurdo diventa rappresentazione di situazione visive complesse fitte di presenze di forte emblematicità dove ognuno svolge il suo ruolo, la sua parte come da copione. Un richiamo provocatorio a riconoscere, attraverso il gioco mutevole della “maschera” del Pulcinella, l’allegro visitatore, la nostra identità, la nostra storia.
…Ogni lavoro, attraverso esperienze e sperimentazioni tecniche, è trattato, patinato, invecchiato, perché secondo l’artista vittima esso stesso della natura violenta delle cose, dell’incuria e dell’abbandono, di una distruzione avvenuta essenzialmente per colpa dell’uomo, per la sua dichiarata incapacità nel gestire beni cosi importanti: Vesuvio, Scavi archeologici, chiese, ville e palazzi. Il gioco delle contraddizioni è violento nelle sue forme, nelle quali brulicano segni che sono altrettanti richiami, “stratificazioni di eventi e culture che avranno come ultimo strato i resti degli ultimi strati, di persone morte in circostanze simili a quella capitata agli ercolanesi vissuti fino al 24 agosto del ’79 d. C., in attesa di essere a loro volta riscoperti. Unica soluzione la fuga., con qualunque mezzo di fortuna, magari in groppa a un ippocampo.
Vincenzo Perna è un artista moderno che ammanta la sua pittura dei segni del passato quasi a voler recuperare culturalmente e storicamente le orme dell’uomo, come se questi fosse ormai talmente mutato e uscito dalla sua verità esistenziale da dover essere cercato nelle sue tracce in una sorta di ricerca archeologica…
…E come un attore alla ribalta presenta al pubblico le sue maschere napoletane perché l’allegoria dei suoi pulcinella, pierrot, arlecchini sembra alludere in modo abbastanza scoperto ad una specie di giudizio finale. quando i protagonisti della commedia umana gettano, appunto, la maschera e rappresentano finalmente sé stessi con tutta la tristezza del dopo scena…
…Nelle opere d’arte l’esperienza onirica ispira quanto di irreale e di irrazionale c’è nei sogni. Nell’inconscio si pensa per visioni, e poiché l’arte formula immagini è il mezzo più adatto per portare alla superficie i contenuti profondi dell’indistinto. Ma nel tratto onirico di Perna più che l’atteggiamento estremistico del surrealismo vero e proprio vi è la continua presenza del ricordo che sfocia nel problema della favola cui si concentra l’attenzione degli studiosi, etnografi e linguisti per ricercarne l’origine, la struttura, il significato, la funzione. Che, in definitiva, è il rapporto con la morale, la cultura, il costume del popolo.
Ecco il senso compiuto della sua mostra itinerante sull’ambizioso tema della maschera, la scena, il sogno.
Sarcasmo, ironia e un po’ di amarezza sottolineano il valore di queste figure napoletane, raccontate nelle loro sfaccettature di Vincenzo Perna: il pulcinella irriverente, l’uomo triste, il saluto, il benvenuto. Tutti atteggiamenti che sottendono anche moti dell’animo, una gestualità tutta interiore per dire che sostanzialmente tutti gli uomini sono un po’ delle maschere, un richiamo di contenuto per tutta la cultura (anche letteraria) del novecento, L’io che esercita la finzione, l’io che vuole mostrare un’altra immagine di sé, forse perché nell’animo di ognuno si agita la paura, o forse anche in quanto vive in ognuno di noi la volontà di sdrammatizzare il duro gioco dell’esistere, sia esso una maschera, sia una finzione. La mostra di queste figure si coniuga con una storia di carnevale perenne, l’amara finzione di gioco e sdrammatizzazione. La proprietà linguistica di Perna si estrinseca in un disegno sicuro e morbidissimo, un tratteggio elegante e fluido, senza spigolosità. L’autore, docente all’Istituto d’Arte di Udine, gioca col segno e in esso inserisce sapientemente il colore. La chiave di lettura, nel suo realismo, è estremamente semplice pur nella profonda e amara verità che solamente l’ironia può esorcizzare.
…Tale situazione viene da Perna «raccontata» nella dimensione di una favola dal sapore triste, amaro, ma con la sincera speranza di un riscatto nel prossimo futuro. Il colpevole abbandono delle opere di pregio storico – artistico nei luoghi a lui particolarmente cari di Pompei, Ercolano e Stabia, è sempre ricordato in oli, acrilici, tecniche miste, sanguigne, gessetti e murales, dove i primi piani sono il più delle volte occupati da maschere spesso in espressioni tristi e pensose e con le quali l’artista opera come se fosse un regista sul palcoscenico di un teatro in un sottile e ironico gioco per condannare l’atteggiamento assente nei confronti di opere appartenenti alla nostra civiltà…
…Tecnicamente l’opera mostra sempre l’accurata ricerca di calibrati ritmi compositivi, la piena padronanza del disegno ed il paziente uso di velature realizza preziosi effetti nei cromatismi ed un delicato impianto tonale, in cui bianche lumeggiature conducono a raffinati effetti luministici.
…Le opere esposte da Vincenzo Perna hanno quale scopo principale e motivo conduttore la denuncia attuale dell’incapacità di conservare il nostro patrimonio storico – artistico e, più in generale, dell’insensibilità che certe volte la società contemporanea manifesta nei confronti di quella ricchezza di valori che la cultura può trasmettere…. i primi piani sono il più delle volte occupati da maschere napoletane, Pulcinella soprattutto, individuate spesso in espressioni tristi e pensose e con le quali l’artista opera come se fosse un regista sul palcoscenico di un teatro in un sottile e ironico gioco per condannare l’atteggiamento assente nei confronti di opere appartenenti alla nostra civiltà.
…Giovane per l’anagrafe e con il pensiero votato ad un presente che non cancelli i germi del passato, egli rivela un impegno espressivo spesso sfociante nel favolistica sempre e comunque armonizzato, allusivo e umano insieme, dove i protagonisti della scena finiscono per essere soggetti con tutte le verità e le pochezze esistenziali.
… “Frutto di una furtiva visita, con licenza di asporto” di Vincenzo Perna di Udine, completa la terna degli eletti: un excursus in una realtà cosi pregnante da superare se stessa nell’assoluta perfezione formale del cesto caravaggesco ripieno di frutti, la bambina con audacia e stupore ha carpito una mela dipinta! Grande mestiere, sostenuto da uno slancio geniale di forte impatto emotivo…
Il maestro udinese Vincenzo Perna va oltre i confini del reale, mettendo un tocco di ironia in «Frutto di una furtiva visita, con licenza di asporto» (3′ premio).
“II furto della mela dipinta — spiega il patron della mostra – dà l’esatta misura della perfezione dell’opera caravaggesca che trae in inganno la brama concupiscente dell’incauta e stupita fanciulla”.
… Furore e le sue remote vicende. Perna ne ha subito l’incantamento, fino a riviverle in un ciclo pittorico di forte suggestione. La narrazione (ma è poi tale, o siamo di fronte a un dato di avvio, subito superato dall’invenzione dell’artista?) procede cosi lungo percorsi emozionali, che solo parzialmente trovano riscontro con le vicende stesse…
… Gli esiti sono quelli sicuri di chi ha confidenza con la pittura di contenuto; di chi sa affrontare e distribuire un tema da piccola epopea, senza indulgere alla celebrazione e senza cedere al descrittivismo:
Perna si rivela cosi un artista con una sua precisa identità, riconducibile solo in parte alla migliore tradizione realistica. Direi piuttosto che nella sua ricerca ci sono segni di quella Nuova Figurazione, che ha trovato in Zigaina e Cremonini, ma soprattutto nel nostro De Stefano, i grandi innovatori…
…Caduta la prospettiva, intesa in senso rinascimentale, Perna dà ai suoi dipinti un impaginato di tipo cinematagrafico, dove i piani spesso interferiscono e le immagini presentano tagli insospettabili.
Anche la cromia, assai convincente, si avvale di sapienti velature e affida il meglio di sé al felice equilibrio dei toni.
Cercare nella realtà i risvolti persistenti, le latitudini non illusorie. Rinunciare alle dissacrazioni anarchiche e avanguardistiche. Privilegiare il rigore compositivo, la purezza del segno: ecco la vocazione artistica, appassionata e coinvolgente, di Vincenzo Perna…
…Il linguaggio è semplice e immediato, ma il messaggio è “oltre” l’apparire e spinge verso orizzonti infiniti. Il vero di Perna è, al tempo stesso, concreto e allegorico, immerso in un’atmosfera rarefatta, quasi alienata, eppure poetica, da favola. Una pittura colta. Un’arte che individua nell’uomo il suo referente quasi esclusivo.