Autore:ZUCCAGNI ORLANDINI Attilio
Disegnatore:Rudolf MULLER (1802 - 1885)
Incisione:L. DE VEGNI
Editore:Società Editrice
Tecnica:Acquaforte. Coloritura coeva.
Periodo:1845 Firenze
Misure:45 x 31 cm
Soggetto:Arco Felice
La bella incisione di L. De Vegni raffigurante “Arco Felice sulla via di Cuma nella provincia di Napoli” è tratta dal Tomo 11 sul Regno delle Due Sicilie della “Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue isole”, senza dubbio l’opera principale di Attilio Zuccagni-Orlandini. La Corografia si compone di dodici tomi stampati tra il 1833 e il 1845.
Nel suggestivo scenario naturale dell’area cumana, non ancora condotte le sistematiche esplorazioni di scavo di metà Ottocento sull’acropoli, l’Arco originariamente in opera laterizia e lastre marmoree, con alto fornice sormontato da due ordini di archi e nicchie sui due lati per l’alloggio di sculture, già modificato e ristrutturato nel corso del Settecento e solo parzialmente conservatosi, costituiva l’ingresso alla antica città lungo il versante orientale, dopo il collegamento della via Domiziana attraverso il monte Grillo. Rudolph Müller (Basilea, 1802 – Roma, 1885) è l’autore dell’acquerello originale “Arco Felice sulla via di Cuma nella provincia di Napoli” usato per la litografia di Domenico Cuciniello e Lorenzo Bianchi ad illustrare la tavola 4 del I volume del “Viaggio Pittorico nel Regno delle due Sicilie” di Raffaele Liberatore, edito a Napoli dal 1829-1834. La stessa opera è stata usata per l’incisione su rame del De Vegni per la tavola XXV del Tomo 11 della “Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue isole” di Attilio Zuccagni Orlandini, edita a Firenze nel 1845. Rudolph Müller, a Napoli dal 1822 al 1838, sembra adeguarsi al linguaggio romantico del paesismo di Giacinto Gigante, e al gusto per la “rovina”, sorretto anche dalla sua attività di acquerellista, contro l’affermazione di “un fare scuro e crucciato” per i suoi collaboratori espressa da Sergio Ortolani nel 1941, agli albori dell’interesse per la tecnica e il genere della critica locale e contro la “durezza” del suo fare, rimproveratagli da Michele Ruggiero nello stesso anno di uscita del volume nel Progresso delle Scienze.
Registrato all’anagrafe come Giuseppe Orlandini, cambiò la sua identità in Attilio Zuccagni – Orlandini, in memoria dello zio materno, il botanico Attilio Zuccagni, di cui divenne erede. Laureatosi in medicina presso l’Università di Pisa, e dopo aver compiuto lunghi viaggi, in Italia e all’estero, rientrò a Firenze per dirigere un istituto privato e dedicarsi all’istruzione. Tuttavia, diventato capo della sezione statistica del Ministero delle Finanze e riprendendo la passione emersa durante i suoi viaggi giovanili, che ebbero notevole influsso sulle sue opere, si dedicò presto allo studio della cartografia e della geografia. In questo contesto cominciò i suoi lavori più noti e complessi, quali le compilazioni monumentali relative alla corografia fisico-storica-statistica d’Italia, che interessò il periodo dal 1833 al 1845, e alle ricerche statistiche del Granducato di Toscana (7 volumi, in due diverse serie), dal 1848 al 1856. Dal 1861 ottenne la cattedra di statistica presso l’Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento di Firenze, cattedra che resse fino al 1872, anno della morte.
Attilio Zuccagni Orlandini è autore del grande Atlante geografico fisico e storico della Toscana, composto di 20 grandi tavole con ampio testo esplicativo e pubblicato tra il 1828 e il 1832, estese all’intera Italia un’illustrazione grafica e descrittiva assai nota ultimata nel 1845, formata da 19 tomi e un grande atlante in 5 volumi in folio denominata. “Corografia Fisica, Storica e Statistica dell’Italia e delle sue Isole” e corredata da “Atlante illustrativo ossia Raccolta dei principali monumenti italiani antichi, del Medio Evo e moderni e di alcune vedute pittoriche per servire di corredo alla corografia fisica storica e statistica dell’Italia di Attilio Zuccagni-Orlandini”. L’opera è edita a Firenze dalla Società Editrice 1842-45. Incisori delle opere sono Giacinto Maina, Valerio Stanghi, Antonio Verico, Achille Parboni, Corsi, De Vegni, Cellai, Giarre ed altri.